In
un’epoca contrassegnata da una crisi economica abbastanza dura,
tutti manifestano, scrivono e si lamentano per questo o quello che
non va bene, anzi, qualcuno più audace e arrabbiato minaccia pure di
lasciare il bel paese, sicuramente su di un nave da crociera, per
raggiungere un non meglio specificato paese del Bengodi. Chi invece
ha girato all'opposto il pianeta toccando con mano la vera
disperazione umana, torna alla svelta e ringrazia il fato di essere
nato qui. La crisi c’è ed è innegabile, ma oltre che
economica a mio modesto avviso è pure morale. Sembra che ci si
lamenti perché il panino a colazione è imbottito con l’umile
mortadella anziché di pregiato prosciutto crudo san Daniele. Abbiamo
il più alto numero in percentuale di proprietari di casa. Il parco
autovetture della popolazione è tutt'altro che a livello cubano. Una
presenza massiccia di centri benessere, palestre, parchi divertimento
e tante altre cose proprie dei paesi ricchi. Per uscire in pizzeria o
al ristorante bisogna prenotare, oppure rischiare code d’attesa
generazionali. Per le ferie d’agosto, se non si prenota a marzo non
si trova più posto ovunque. A Natale si emigra in massa per le isole
tropicali e nella stagione calda tutti in Lapponia a cercare
refrigerio. E tante altre ipocrisie che elencarle tutte sarebbe
interminabile, e se questa è l’immagine del nostro paese alla
fame, figuriamoci cosa pensano di noi i paesi veramente alla
carestia. In Algeria proprio in questi giorni, la rivolta disperata
del popolo per il prezzo del pane miete morti con sofferenze atroci e
devastazioni, da noi la rivolta è sdegnata solo perché al
ristorante di fiducia il caviale servito non è Beluga, o perché per
acquistare il plasma da sessanta pollici bisogna aspettare
incredibilmente tre giorni. Sono casualmente terminate le festività
di fine anno, e sono stati letteralmente bruciati in inutili e
pericolosi botti decine di milioni di euro. Tutti i ristoranti e
alberghi, anche resort di lusso, hanno registrato il tutto esaurito,
con prezzi non proprio da campeggio nella Pampa, cercare poi una
camera per sciare con comodità in montagna è in pratica
impossibile. In questi giorni d’inizio saldi l’apoteosi dello
scialacquamento selvaggio e incontrollato contagia tutti, ricchi e
poveri, con acquisti votati più al tecnologico di ultima
generazione, profumerie, marchio alla moda e altre banalità, che un
più lungimirante governo di un paese completamente allo sbando
proibirebbe d’ufficio imponendo la legge marziale per promuovere
l’austerità. Se c’è la crisi nera, sarebbe più giusto e
dignitoso acquistare derrate alimentari oppure risparmiare.
Evidentemente non è proprio cosi la faccenda, sempre che i milioni
di beati spendaccioni non siano magnati in incognito, politici,
faccendieri, dignitari o facenti mestieri ad alto reddito. Le
televisioni trasmettono di continuo immagini di lunghe file già
all'esterno delle boutique di lusso, con gente in lacrime straziata
dal dolore, perché il tubino griffato non è del colore adatto per
abbinare gli stivaloni scamosciati da buttero, chissà che vergogna e
figuraccia presentarsi alle happy hour perenni cosi maldestramente
conciati. Possibile che tutta questa gente che sperpera a piene mani
sia solo figlia di notabili togati? Insomma, bisogna decidersi, se
c’è, veramente, la crisi sarebbe meglio comportarsi di
conseguenza, altrimenti è più utile tacere per rispetto dei tanti
meno abbienti, che abbondano più che altro all'estero. Comunque,
giacché la matematica è l’unica cosa nell'universo non opinabile,
ritengo che pur in qualche maniera il popolo nostrano debba trovare i
denari per non perdersi nulla della sfavillante vita cui tutti
sembrano appartenere, mai sentito un non indigeno lamentarsi e questo
dovrebbe far riflettere, anche perché questi ultimi hanno,
fortunatamente loro, più progenie da sfamare. Come fanno allora
tutti gli autoctoni spendaccioni a sopravvivere? Semplice, in
pubblico sono tutti belli, spensierati e agiati, entro le mura
domestiche piangono miseria, e poi la urlano al mondo intero
chiedendo aiuto, in più risparmiano ignominiosamente di nascosto per
le prime necessità famigliari che hanno accompagnato la nostra
curiosa razza fin dai bei tempi dell’epopea di Lucy. “Essere più
che apparire”, questo era il sano principio morale e il giusto
modus vivendi dei nostri più illuminati avi, che hanno attraversato
millenni di privazioni, miseria, duro lavoro e con frotte di figli da
sfamare, senza contare le interminabili brutali guerre e terribili
pestilenze, e nonostante tutte le tremende avversità hanno resistito
stoicamente per noi per tramandarci amorevolmente un tranquillo e
agiato futuro, che con la nostra stupidità e arroganza stiamo
allegramente distruggendo.