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16 febbraio 2011

Viva le donne


In questi giorni quasi tutto il mondo arabo è travolto da furiose rivolte popolari, con centinaia di vittime civili, migliaia di feriti e incarcerazioni di massa, senza contate le devastazioni d’intere città. A guidare la rivolta sono ancora le donne, che sprezzanti del pericolo mortale sfidano i brutali regimi autoritari, guidando senza timore la carica anche contro i carri armati, e devono al solito incitare i tentennanti uomini a seguirli nella lotta al grido di “libertà, pane e lavoro”, eroiche e indomabili le donne arabe. E nello strampalato stivale italico, nel frattempo le autoctone donne cosa combinano? Siamo alle solite. Prendendo a bandiera di guerra una bella sciarpetta bianca di seta purissima, domenica 13 febbraio, migliaia di donne, sfidando spavaldamente i temibili reparti celeri, hanno marciato solennemente in tante piazze, lanciando lo straziante schiamazzo: “Se non ora..... quando”, chiedendo a gran voce dignità per le donne. Guardando attentamente i vari reportage televisivi, ho notato che la tumultuosa piazza in rivolta era composta di donne appartenenti a tutti i ceti sociali. C’erano notabili togate, impiegate, manager, disoccupate, attricette, autonome, massaie, operaie e pure agguerrite monache, con la regolare dispensa papale s’intende. Ho impiegato giorni a capacitarmi che il fine ultimo della pittoresca adunata oceanica al femminile, era la stravagante richiesta di scioglimento del parlamento italiano democraticamente eletto dal popolo, prendendo a bizzarra scusa i guai giudiziari del Presidente del Consiglio, inerenti a dei presunti reati commessi nella sua vita privata. Chiunque se indagato deve sempre rispondere nei tribunali repubblicani, ma chiunque deve pure sempre rispettare la vita privata altrui, senza deroghe alcune, e poche migliaia di donne arruffate non possono di certo chiedere di annullare il voto popolare di milioni di elettori, questo è inconcepibile in uno stato di diritto. Ma il tragicomico deve ancora venire, Come seconda e definitiva spallate alla democrazia, le ribelli donne italiche si propongono si prendere Roma il giorno della festa della donna, vale a dire l’8 marzo. Brave, peccato che nessuna si sia ancora accorta, che quest’anno carnevale cade proprio nel giorno della festa della donna, al solito ci sarà ancora lo zampino del Berlusconi. Poveri bambini, un anno a preparare il vestitino di carnevale per la sfilata, e adesso le loro mamme, zie, sorelle e nonne rubano loro la scena. Cattive, cattive, cattive!! L’8 marzo 2011 sarà albo signanda lapillo per la repubblica casereccia, e dopo questo primo traguardo chi può dire cosa combineranno le donne nostrane. Magari di seguito le novelle amazzoni attaccheranno a bordo di piroghe, la farraginosa e maleodorante flottiglia yankee, che da troppi anni bivacca indisturbata nel mare nostrum, rispedendola a pagaiate nel porticciolo del proprio villaggio d’origine. Comunque sia, a mio modesto avviso, con la manifestazione, spontanea e popolare, di domenica 13 febbraio, le donne italiche hanno fatto un deciso passo all'indietro sulla strada delle pari opportunità, perché tali goliardate non sono mai utili per nessuno scopo.