La
nostra cara e bella progenitrice Lucy, sarebbe stata tranquillamente
ancora sugli alberi a gozzovigliare allegramente, se avesse solo
lontanamente pensato che dopo diverse centinaia di migliaia di anni
di evoluzione della specie, certi suoi strampalati discendenti per
guadagnarsi la pagnotta si divertono con la professione di
togato. Che i togati sono una bizzarra corporazione di
lavoratori è risaputo, ma che alcuni di essi per vivere sono
costretti a estrapolare rutilanti e tragicomiche tesi mi fa da sempre
molta tenerezza. Nei miei dossier ho decine di queste curiose
elaborazioni e missive, e ogni volta che le rileggo, vicino al
caminetto acceso, l’ilarità che esse scatenano in me è
inquietante. La tavola togata da me preferita,
è senz'altro quella
inerente al monello amoreggiamento addossato impunemente a due
giovani sposi in visita nella godereccia città eterna. I due
giovani coniugi, accampati nella devota città orobica, qualche tempo
fa si erano visti recapitare un pregiato manoscritto, inerente a dei
fatti da loro commessi all'apparenza su
un’antica via consolare romana. Dovendo rivolgersi a un togato di
fiducia per difendersi, benché non sapendo bene da che cosa, i due
ignari sposi vennero a conoscenza della genesi del loro dramma
giudiziario. Il loro togato nostrano portò a termine un breve
carteggio con il togato di chi straordinariamente li accusava di
comportamenti contro la pubblica decenza, e a seguito di alcuni
scambi di missive, pagate in oro, la triste e goliardica realtà
delle accuse venne a galla durante il grottesco dibattimento del
caso. Alcune estati prima, i due nostri giovani eroi, si erano
recati in auto nella città capitolina per un pellegrinaggio,
accompagnati da due loro parenti, una monaca, badessa in un antico
convento mediceo, e un morigerato cappellano militare. Nei
diversi giorni di permanenza nella tetra città papalina, i quattro
parenti fecero visita a molte località archeologiche della zona,
unitamente a frequentare chiese e monasteri, e furono pure ricevuti
nel palazzo del vescovado casereccio. Per cercare
refrigerio dall'afa soffocante,
i quattro villeggianti un giorno decisero di percorrere la bella e
diroccata Appia antica, e raggiunto un piccolo spiazzo
campestre, sostarono per rifocillarsi e fare una
breve pausa nei pressi di antichi manufatti marmorei. Mentre i
due pacifici e giocherelloni ecclesiastici si allontanavano un poco
per scattare alcune fotografie ricordo, i due sposi assistettero a un
brutto e violento incidente stradale. Il sinistro coinvolse un
mezzo pesante e due autovetture, fortunatamente solo con ferite lievi
per i sinistrati, ma di cospicua rilevanza per le due autovetture, in
pratica distrutte nell'urto con
il mezzo pesante. La dinamica dell’incidente era evidente,
giacché l’autista del mezzo pesante non aveva rispettato la
prevista distanza di sicurezza, e tamponando l’auto che lo
precedeva, la catapultò nella carreggiata opposta ove si scontrò
con un’altra auto proveniente dall'altra direzione. Assistendo
alla scena, i due giovani sposi si prodigarono celermente nel
soccorrere i feriti, e dopo poco anche i loro compagni di viaggio li
raggiunsero, e la situazione parve tranquillizzarsi subito. Ma
il dramma si sarebbe compiuto al loro ritorno nel villaggio natio,
perché il maldestro camionista, aveva incredibilmente dichiarato che
la responsabilità della sua svista era da addebitarsi alla scena
sconvolgente, che avrebbe visto come assatanati attori i due pii
sposi, rei di essersi esibiti in mirabolanti peripezie peccaminose su
di un cippo marmoreo, preso da essi come giaciglio coniugale
improvvisato. Insomma per farla breve, il notabile togato
sabino, per ridurre le colpe del suo assistito a riguardo
dell'incidente automobilistico,
come splendida arringa narrò che il suo bizzarro cliente, che
guidava in pantaloncini corti e canotta, vedendo i due
giovinetti spavaldamente all'opera, ebbe un’improvvisa e violenta
palpitazione inguinale, e poiché madre natura è stata molto
generosa con il buon uomo, questo gagliardo ostacolo l’ha impedito
de facto di girare il volante per evitare lo scontro, quindi si
evinceva che i responsabili erano i due irruenti e infaticabili
amanti cisalpini. Il procedimento è finito e il vegliardo
giudice di pace ha scolpito la sentenza, ma per ovvi motivi non posso
rivelare l’esilarante verdetto.