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23 maggio 2012

Pregare o aiutare






Fin dai primordi della civiltà umana l’uomo ha sempre pregato, in principio erano gli astri ha ricevere le suppliche dei primi ominidi pensanti, e di seguito si sono succedute nel tempo ogni sorta di divinità, sia essa terrena o aliena, e solo da qualche secolo la razza umana nella sua maggior parte si rivolge a un dio unico, che varia da una religione all'altra, anche se i più sulla terra ritengono che non esista alcunché all'infuori della pura e semplice realtà. Già è singolare il pregare mormorando le parole scritte chissà da chi migliaia di anni fa, e pare che nessuno si renda conto che con tutti i tagli, aggiunte e manipolazioni avvenute nel corso dei secoli, tali scritture non sembrano neanche lontanamente quelle scritte dai tanti precursori delle religioni attuali, senza contare che ci dichiariamo esseri superiori, ma poi scateniamo da sempre guerre e sofferenze solo perché degli antichissimi scritti umani lo autorizzano. Benché essere evoluto, l’uomo rimane uno dei tanti animali presenti attualmente sul pianeta, ma è l’unico che si rivolge a delle divinità per poter vivere meglio, o per qualsiasi altra cosa gli passi per la mente. Conosco molte lingue parlate sulla Terra, ma non ho il dono di parlare con esseri di un altra specie per sapere come la pensano in materia, ma dubito moltissimo che le cosiddette bestie abbiano il tempo e la stessa arroganza umana di credere d’interagire direttamente con il responsabile di tutto quello che noi chiamiamo universo. Per motivi estremamente personali non frequento nessun genere di ritrovo religioso, e trovo piuttosto imbarazzante assistere casualmente alla recita di preghiere o canti liturgici in genere, niente di sgradevole sia chiaro, ma è per me incomprensibile che tutto ciò possa ancora accadere in una civiltà relativamente avanzata come la nostra. Continuamente si rammenta alle masse che pregando si può aiutare chi ne ha bisogno, ma invece è solo aiutando con mano vera che chiunque può aiutare il prossimo, e trovo inverosimile che alcuni ritengono che la preghiera aiuti più di qualsiasi altra azione. Ognuno con la sua vita fa sempre ciò che vuole, e non ho niente da ridire su chiunque getta via una vita pregando incessantemente rinchiuso tra quattro mura, ma trovo più coraggioso l’umile missionario che dona la propria esistenza aiutando il prossimo in qualche sperduto villaggio al confine del mondo. Ritengo anche che una persona malata gradisca molto di più la presenza costante dei propri cari, che non le litanie orali di chi gli sta vicino, perché è con la vicinanza nel momento del bisogno che la vera indole di una persona si manifesta. Tra il pregare e l’aiuto diretto la scelta è semplice, e se solo la metà di chi prega aiutasse volontariamente il prossimo, sulla Terra vivremmo tutti meglio. Purtroppo le più immani carneficine di esseri umani si sono svolte intonando salmi e osanna, e pare che questo triste modus vivendi prosegua ancora imperterrito. Al malato, al ferito, al moribondo, al derelitto, servono l’amore, l’affetto e le cure, perché delle nostre amorevoli filastrocche non sa proprio che farsene, ed è per questo che continuerò a interagire in prima persona con chiunque me lo richieda.

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