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5 marzo 2011

Motocross





















Come se già non bastassero le attuali ed impunite scorribande armate dei cacciatori sui terreni altrui, mi chiedo come sia possibile che nessuno sia responsabile, ne tanto meno abbia ancora pagato, per la completa e totale devastazione di un privato antico percorso poderale montano, protetto tra l’altro da un severo vincolo di tutela idrogeologico - paesaggistico, le cui devastazioni perpetrate da ben 350 motocross impegnate in un’infinita “gara” sportiva sono ancora evidenti a tutti i passanti  per un’amena e silenziosa borgata di montagna. Pellegrinando senza meta alcuna per i sentieri della ridente vallata in quel di Selva di Zandobbio, ho incrociato sul mio lento e goffo cammino un anziano ma vispo valligiano, intento a sudare le proverbiali sette camicie nel tentativo di ripristinare un sentiero di montagna completamente deturpato da trincee pneumatiche molto profonde. Chiedendo lumi al buon’uomo sul perché di tale scempio, esso proruppe in un interminabile e incredibile racconto riguardante una gara di motocross avvenuta alcuni mesi or sono. Una triste domenica mattina, tutta la sua pacifica e serena famiglia fu svegliata di buon’ora dal rombo assordante delle motorette da cross, che percorrevano a tutto gas il suo sentiero distante pochi metri dalle mura domestiche. Accorso all'esterno, restò scioccato nel vedere quell'orda infernale distruggere senza pietà il sentiero poderale da lui curato e protetto, e che aveva lasciato di proposito aperto e percorribile a piedi da tutti i gitanti amanti della montagna. Non potendo fisicamente frapporsi in quella selvaggia mischia motoristica, chiamò infinite volte telefonicamente il comando di zona di un ente preposto, ma nessuno incredibilmente rispose mai al telefono. Allora raggiunse in auto e in tutta fretta il centro villaggio, nella disperata e speranzosa ricerca di un qualsiasi agente di polizia per chiedere aiuto, e restò di nuovo allibito e sconcertato nel vedere uno sceriffo intento a bloccare il traffico automobilistico per agevolare le motocross ad immettersi sul sentiero poderale. Chiedendo umilmente udienza sul posto al regolatore del traffico, ebbe come risposta che tutto era perfettamente in regola e di starsene buono e tranquillo a godersi la gara. Rientrato malinconicamente nella magione, il caos procurato dalle motocross era talmente assordante e umiliante, che caricò frettolosamente tutta la sua famiglia in auto, gatto compreso, e fuggi ignominiosamente dalla sua proprietà per farvi ritorno solo a tarda sera per costatare mestamente la completa brutalizzatone dello splendido sentiero alpino. Dopo pochi giorni inviò richieste ufficiali di spiegazioni a molte istituzioni, sia pubbliche che private, ma tutte le strampalate e farfugliate risposte avute rasentavano la commedia buffa greca con continui rimpalli tragicomici di responsabilità e scritture di legittimità talmente apocrife da essere prossimamente rinchiuse in una giara sigillata e sepolte in una grotta sui Carpazi, in modo che tra mille anni i nostri più illuminati discendenti riescano a decriptarle con qualche algoritmo quantistico alieno. Essendo a tutt'oggi in atto la lettura di antichi manoscritti serenissimi, inerenti al sentiero poderale, da parte dei rispettivi esegeti giuridici delle parti belligeranti, non posso rivelare i particolari e gli attori di questa inquietante tragedia ecologica, benché il gentile e fiducioso valligiano mi abbia consegnato spontaneamente tutte le copie del carteggio infuocato avvenuto tra le parti, che terrò debitamente custodite nei miei dossier. Avendo la nefasta competizione sportiva coinvolto migliaia di persone, sicuramente nei forum seguenti alla pubblicazione di questa mia drammatica presa di conoscenza sul web, qualche meno implicato e più ciarliero lettore rivelerà almeno la denominazione della “gara sportiva” in questione. Per ultimo lancio un appello a tutti i proprietari di sentieri e pascoli montani perché impediscano il transito con ogni mezzo, legale e materiale, agli appassionati di motocross, consigliando benevolmente questi ultimi a recarsi negli appositi circuiti, a pagamento, per dare libero sfogo ai propri istinti primordiali.