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25 febbraio 2011

Arlecchino




















Ho seguito con distacco, ma estremo interesse, la stravagante scelta di associare Bergamo con la maschera locale denominata Arlecchino per promuovere e rappresentare la cittadina sul mercato turistico internazionale. Un primo precedente sondaggio popolare, ha evidenziato la netta avversione di migliaia di bergamaschi per l’ambigua scelta, che evidentemente inorridiscono nel vedere Bergamo e Arlecchino che si stringono amorevolmente manina per il mondo intero. Mancando purtroppo da troppo tempo, non ho ben capito chi è il responsabile della scelta e con quali criteri tale scelta sia stata fatta. Nelle normali cittadine di rilevanza turistica, queste scelte sono sempre state fatte a seguito di concorsi o altro, in modo da coinvolgere più persone di diversi pareri, idee e opinioni. Certamente, trovare di meglio che una maschera carnevalesca non mi pareva impresa ardua in un contesto come Bergamo, e di bergamaschi famosi meritevoli di anteporsi ad Arlecchino ne rilevo a dozzine, e poi informandomi bene sulle caratteristiche dello strano personaggio Arlecchino, la scelta mi appare ancor di più assurda e controproducente. Arlecchino deriva direttamente da ctonio, un demone che guidava un corteo di anime morte, e la sua maschera raffigura il ghigno nero del demonio. Inoltre è notoriamente un misero servo povero diavolo, sciocco, maleducato, imbroglione e pure lazzarone, insomma, praticamente l’opposto del buon bergamasco d’oggi. Sicuramente il responsabile di questa scelta scellerata non è d’origini bergamasche, perché nessuno vorrebbe associare il proprio popolo a tale losco e meschino figuro. Non faccio nomi e tanto meno stilo una lista di simboli migliori di Arlecchino, perché non mi compete e nemmeno m’interessa personalmente, ma esorto tutta la popolazione orobica a combattere senza tregua per far recedere dalla scelta chi di dovere, unitamente al chiedere di sapere chi è il luminare responsabile del tutto, la ragione mi dice un bambino di sette anni, anche se sicuramente non è cosi. Non mi risulta che sul nostro pianeta delle realtà urbane abbiano mai associato la propria terra con una bizzarra e “ignorante” maschera con origini pure demoniache per rappresentarsi. Ho studiato a fondo le odierne culture primitive dell’amazzonia pluviale, e nemmeno loro usano pittoresche maschere, ma dei loro arcaici simboli magici e figure animali anche di fantasia. Evidentemente Bergamo è in netto ritardo su tali culture primitive nell'evoluzione della specie, senza offesa per nessuno s’intende.