In
questi giorni quasi tutto il mondo arabo è travolto da furiose
rivolte popolari, con centinaia di vittime civili, migliaia di feriti
e incarcerazioni di massa, senza contate le devastazioni d’intere
città. A guidare la rivolta sono ancora le donne, che sprezzanti del
pericolo mortale sfidano i brutali regimi autoritari, guidando senza
timore la carica anche contro i carri armati, e devono al solito
incitare i tentennanti uomini a seguirli nella lotta al grido di
“libertà, pane e lavoro”, eroiche e indomabili le donne arabe. E
nello strampalato stivale italico, nel frattempo le autoctone donne
cosa combinano? Siamo alle solite. Prendendo a bandiera di guerra una
bella sciarpetta bianca di seta purissima, domenica 13 febbraio,
migliaia di donne, sfidando spavaldamente i temibili reparti celeri,
hanno marciato solennemente in tante piazze, lanciando lo straziante
schiamazzo: “Se non ora..... quando”, chiedendo a gran voce
dignità per le donne. Guardando attentamente i vari reportage
televisivi, ho notato che la tumultuosa piazza in rivolta era
composta di donne appartenenti a tutti i ceti sociali. C’erano
notabili togate, impiegate, manager, disoccupate, attricette,
autonome, massaie, operaie e pure agguerrite monache, con la regolare
dispensa papale s’intende. Ho impiegato giorni a capacitarmi che il
fine ultimo della pittoresca adunata oceanica al femminile, era la
stravagante richiesta di scioglimento del parlamento italiano
democraticamente eletto dal popolo, prendendo a bizzarra scusa i guai
giudiziari del Presidente del Consiglio, inerenti a dei presunti
reati commessi nella sua vita privata. Chiunque se indagato deve
sempre rispondere nei tribunali repubblicani, ma chiunque deve pure
sempre rispettare la vita privata altrui, senza deroghe alcune, e
poche migliaia di donne arruffate non possono di certo chiedere di
annullare il voto popolare di milioni di elettori, questo è
inconcepibile in uno stato di diritto. Ma il tragicomico deve ancora
venire, Come seconda e definitiva spallate alla democrazia, le
ribelli donne italiche si propongono si prendere Roma il giorno della
festa della donna, vale a dire l’8 marzo. Brave, peccato che
nessuna si sia ancora accorta, che quest’anno carnevale cade
proprio nel giorno della festa della donna, al solito ci sarà ancora
lo zampino del Berlusconi. Poveri bambini, un anno a preparare il
vestitino di carnevale per la sfilata, e adesso le loro mamme, zie,
sorelle e nonne rubano loro la scena. Cattive, cattive, cattive!! L’8
marzo 2011 sarà albo signanda lapillo per la repubblica casereccia,
e dopo questo primo traguardo chi può dire cosa combineranno le
donne nostrane. Magari di seguito le novelle amazzoni attaccheranno a
bordo di piroghe, la farraginosa e maleodorante flottiglia yankee,
che da troppi anni bivacca indisturbata nel mare nostrum,
rispedendola a pagaiate nel porticciolo del proprio villaggio
d’origine. Comunque sia, a mio modesto avviso, con la
manifestazione, spontanea e popolare, di domenica 13 febbraio, le
donne italiche hanno fatto un deciso passo all'indietro sulla strada
delle pari opportunità, perché tali goliardate non sono mai utili
per nessuno scopo.